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Concorso dirigenti: bando a settembre, si va verso le 2.300 sedi in reggenza

L’atteso concorso per dirigenti scolastici si sta rivelando sempre più beffardo per le sorti delle nostre scuole: atteso da oltre un anno, il bando infatti non potrà vedere la luce prima di settembre.

Perché, se è vero che il Regolamento dovrebbe essere emanato il prossimo mese, dopo l’indispensabile parere del Consiglio di Stato, per Tuttoscuola “il bando dovrà venire dopo il Regolamento e, salvo modifiche dell’ultima ora, non potrà uscire prima di settembre”.

Questo significa, prosegue oggi la rivista specializzata, che a “quel punto, considerati i tempi tecnici delle procedure concorsuali, il rischio che le nomine dei vincitori non siano possibili nemmeno per il 1° settembre 2018 si sta facendo concreto e preoccupante. Senza nomine, il 2018-19 sarebbe un anno horribilis ancor più dell’anno prossimo, gravato da un numero crescente di reggenze. Per contenere il livello di rischio appare quanto mai opportuno che in attesa del perfezionamento formale del bando siano predisposte già le condizioni (aule, attrezzature tecnologiche per l’espletamento, test, commissioni di esame, etc) per contenere i tempi di implementazione delle procedure concorsuali”.

La situazione diverrebbe quindi sempre più pesante da gestire, perché da un sempre più alto numero di scuole prive di presidi “escono penalizzate non solo le istituzioni scolastiche in reggenza ma anche quelle dei titolari reggenti gravati da doppio carico di lavoro”. I numeri parlano da soli. “Se le sedi vacanti al prossimo settembre si possono stimare intorno a 1.500 – continua Tuttoscuola – dall’anno successivo potrebbero sfiorare le 2.000, a cui vanno aggiunto le 334 sedi sottodimensionate che, per legge, non dispongono del dirigente titolare e sono anch’esse affidate in reggenza. Chi probabilmente non è preoccupato per questa situazione, ma auguriamoci che così non sia, è il Ministero dell’economia e finanze (che dovrà anche autorizzare il concorso), perché, conti alla mano, deve pagare per una sede vacante soltanto l’indennità di reggenza, mentre per una sede coperta dal concorso dovrà pagare la retribuzione da DS del vincitore nonché lo stipendio di un altro docente chiamato a ricoprire il posto lasciato vacante dal neo DS”.

Ancora una volta, quindi, a prevalere sono le necessità di far quadrare i conti e non quelle delle scuole. Visto che la soluzione della reggenza porta a un’organizzazione scolastica decisamente meno efficace di quella condotta da un dirigente titolare: per questi motivi, Anief ritiene che vi sia ancora il tempo necessario per concludere il rinnovato concorso per presidi entro un anno e assegnare ai vincitori gli istituti dal 1° settembre 2018.

Così come si è ancora in tempo per modificare il regolamento dello stesso concorso. Dando la possibilità a tutti i precari laureati, con cinque anni di servizio svolto, di parteciparvi: del resto, la sentenza del Tar Lazio, la 5011/2014 del Tar del Lazio, mai sospesa dal Consiglio di Stato, ha ammesso senza indugi i candidati alla precedente selezione ottenuta sempre dai legali Anief. In caso contrario, se il Miur dovesse confermare l’esclusione dei supplenti docenti titolati, con 60 mesi di servizio svolto, il giovane sindacato intende comunque farli partecipare, attraverso un nuovo ricorso. Per la stessa ragione, l’Anief ha avuto ragione a far dichiarare nelle domande di mobilità, graduatorie interne d’istituto, e di ricostruzione di carriera lo stesso servizio della paritaria.

Sempre il sindacato chiede che nel regolamento del concorso per dirigenti si tenga conto del servizio svolto da vicari, collaboratori, responsabili o fiduciari di plesso, stabilendo per loro un adeguato punteggio per gli anni svolti, prevedendo anche il riconoscimento come stage formativo. Anief ritiene importante valorizzare tutti quei docenti che negli anni si sono spesi per il bene delle loro scuole, acquisendo competenze e professionalità: coloro che sono anche in possesso della laurea e dei cinque anni di servizio, compreso il periodo di precariato, devono avere la possibilità di mettersi in gioco, partecipando alla tornata concorsuale per diventare capo d’istituto concorrendo per la metà dei posti previsti da bando. Il cui numero, a questo punto, non potrà essere inferiore alle 2.500 unità, considerando anche che i posti serviranno a coprire i pensionamenti del prossimo triennio.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, “non si può gestire la scuola senza un minimo di programmazione. Se, a breve, una scuola su quattro si ritroverà senza preside e una su due con lo stesso dirigente scolastico, non possiamo nasconderci dietro a un dito. Si provveda, quindi, ad allestire un concorso pubblico con un adeguato numero di posti. Così come si permetta di superare l’immissione in ruolo come requisito imprescindibile per l’immissione in ruolo come dirigente. Dalla nostra parte abbiamo anche la sentenza della Corte di Giustizia europea sul procedimento C-177/10 dell’8 settembre 2011: una pronuncia che, assieme alle espressioni dello stesso tenore del Tar, peserà, ne siamo certi, nelle valutazioni dei giudici”.

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