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Inserimento in Gae dei docenti abilitati, le conseguenze della sentenza su docenti di ruolo

La Corte Costituzionale ha stabilito che è illegittima l’esclusione dei docenti di ruolo dai concorsi. Questo, di fatto cambia gli scenari futuri. Il nuovo sistema di reclutamento docenti, con la fase transitoria, si propone di ridurre il numero dei precari, cosa che verrà inevitabilmente rallentata proprio da questa sentenza.

Il Ministero si espone sulla vicenda tramite l’ispettore Miur Max Bruschi secondo cui “ci sono, a mio avviso, due possibili soluzioni. La prima è di limitarsi a una presa d’atto, e lasciare tutto intatto. La seconda soluzione è drastica, passa per il parlamento e prevederebbe una apertura delle GAE (a pettine… la fascia aggiuntiva sta cadendo, sentenza per sentenza, perché manifestamente illogica), all’atto dell’aggiornamento, per i soggetti abilitati per la secondaria individuati dal 59/2017.

Tra i pro, si semplificherebbe l’impianto, si eviterebbe l’aggravio organizzativo della prevista prova orale (attenzione: perché la possibile esplosione dei candidati rischia di rendere i tempi di espletamento non compatibili con la prima immissione nel terzo anno FIT a partire dall’anno scolastico 2018/19), si restituirebbero posti al corso-concorso ordinario FIT.

Contro, si rischierebbe di stimolare le pressioni di altre categorie escluse per un sostanziale ritorno alle permanenti (e di farlo a fine legislatura), si annullerebbe la prova orale (e dunque, i punteggi non sarebbero fondati anche sul vaglio di una commissione), si rimanderebbe di un anno l’accesso ai ruoli degli abilitati TFA/PAS etc. attraverso graduatoria (l’aggiornamento delle GAE è previsto per il 2018/19, con le GAE nuove utilizzabili per le immissioni a partire dal 2019/20)”.

Secondo Bruschi, una possibilità sarebbe fornita da “introdurre una semplice disposizione che prevede, per i già abilitati, solo lo svolgimento, dopo il concorso, del terzo anno FIT, come già previsto a seguito dell’accesso tramite GMRA, renderebbe COMUNQUE il quadro più chiaro e congruo con il complesso delle norme e dei principi e darebbe una sensatissima possibilità in più a tutti i soggetti in possesso di abilitazione. Peraltro, basterebbe una correzione del decreto legislativo, atto che la norma affida al governo”.

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